La Grotta di San Biagio sorge ai piedi del pianoro di Varano nel comune di Castellammare di Stabia ed esattamente ad alcune decine di metri sotto villa Arianna in via grotta San Biagio.
Probabilmente la grotta nacque come cava per l’estrazione di tufo in età romana, in seguito venne trasformata in un ipogeo cristiano aggiungendo cunicoli laterali, infatti alcuni documenti archivistici del XIV secolo attestano che la grotta fu utilizzata dai Benedettini già dal VI secolo e dedicata ai santi Iasone e Mauro. Il vescovo Annibale di Pietro Paolo la chiuse al culto nel 1695 e trasferì la statua nella cattedrale di Castellammare. Dopo questa data la grotta fu riutilizzata per scopi militari e profani e quindi sottoposta ad ampliamenti e rimaneggiamenti.
La Grotta di San Biagio sorgeva molto distante dal centro urbano, mentre oggi invece si è trasformata in una zona altamente edificata e fiancheggiata dalla ferrovia Circumvesuviana. Essa si compone di un cunicolo lungo m. 33, largo m. 3 e aperto ai lati da arcate che coprono alcune tombe. Gli affreschi, molti dei quali in cattivo stato, raffigurano gli arcangeli, Gabriele, Michele e Raffaele, i santi Mauro, Benedetto e Renato, San Giovanni Evangelista e Santa Brigida e infine la Vergine in trono in posa regale e Cristo. Diversi studiosi, tra cui Mario Rotili, ritengono che dalla vicina Napoli si diffondesse una pittura derivata dalla provincia bizantina, che ritroviamo a Calvi e a Castellammare di Stabia, a sua volta affine a quella della Puglia parimenti gravitante nell’orbita bizantina.
Ad una prima datazione più generica dell’XI secolo si sostituisce quella della studiosa svizzera Wettstein che propose una datazione al X secolo per il primo ciclo di pitture e la prima metà dell’XI secolo per il secondo.
Per un breve periodo di tempo, tra il gennaio ed il febbraio 1950, il preside Libero d’Orsi si prodigò in un’attività di scavo la cui traccia resta nei suoi giornali di scavo. In totale durante i saggi all’interno ed all’esterno della Grotta di San Biagio furono rinvenute: 5 tombe senza corredo, probabilmente paleocristiane; numerosi frammenti di intonaco dipinto di età romana e tufelli piramidali, pertinenti a muri in opera reticolata, franati a valle dalla sommità del pianoro di Varano. Furono proprio questi frammenti a spingere d’Orsi a lasciare la grotta e mettersi alla ricerca dell’antica Stabiae sul pianoro di Varano, dove il 23 febbraio dello stesso anno individuò villa Arianna. Nel maggio del 2014, in occasione del “maggio dei monumenti“, la grotta è stata finalmente riaperta al pubblico, dopo alcuni lavori di restauro e di messa in sicurezza.
Fonti:
AA. VV., Le ville romane di Stabiae, 1997.