Villa Cuomo è una villa rustica romana di circa 500 mq. situata nella fascia pedemontana dei Monti Lattari all’interno del comune di Sant’Antonio Abate.. Venne scoperta dopo un temporale primaverile nell’aprile del 1974 dal proprietario Dott. Carlo Cuomo, residente nella città di Napoli, ma in possesso di una residenza anche a Sant’Antonio Abate e fortuna volle che si trovasse proprio in questa località il giorno del temporale. Uscito a controllare i danni che l’acquazzone aveva procurato alle sue coltivazioni, si accorse di un piccolo smottamento che aveva messo in luce tracce di murature antiche in opus incertum. Il Sign. Cuomo subito avvisò la Soprintendenza di Napoli e iniziò le pratiche per poterla riportare in luce a sue spese, consenso che arrivò nel mese di maggio di quello stesso anno e il 27 maggio iniziarono i lavori di scavo. Il proprietario si avvalse dell’aiuto di alcuni ragazzi abatesi, che accolsero con entusiasmo l’invito, e della sorveglianza notturna del Comando dei Carabinieri di Sant’Antonio Abate coadiuvato con la Guardia di Finanza della città di Castellammare di Stabia per impedire incursioni di tombaroli.
Durante lo scavo si recuperarono diversi attrezzi legati alla vita agricola e rurale come un’ascia, una roncola di ferro, una macina manuale in pietra vesuviana, alcune zappe e un peso da telaio, ma anche oggetti domestici come le lucerne, una coppa di terracotta, una bottiglia di vetro, una pinzetta in bronzo, una oinochoe, frammenti di tegole e resti di una serratura in ferro. Alla fine dei lavori la villa fu oggetto di restauri e di interventi statici, vennero coperti tutti gli ambienti interni e fu posizionata, attorno al sito, una rete metallica.
La villa possiede numerosi ambienti della pars rusticae (un’aia, un deposito con vasca, le celle plenarie, una cucina, un larario con macina e un deposito per lo stoccaggio dei formaggi) e della pars domenicale (triclinio e cubicolo), la villa aveva anche un piano superiore che purtroppo non si è conservato, ne è testimonianza una scala nella zona ovest. Tra le coltivazioni principali della fattoria c’erano sicuramente la vite e l’olivo, infatti già all’epoca era rinomato il vino e l’olio del territorio. Un’altra produzione importante in questa villa era data dall’allevamento ovino e bovino che nei Monti Lattari (nome che deriverebbe proprio alla bontà dei prodotti caseari di questi monti) era vastamente praticato.
Nel 2009 ci fu un ultimo intervento di scavo dell’Università “Suor Orsola Benincasa, che ha consentito di riportare completamente in luce il peristilio con il colonnato, infatti il terrapieno, prima di quella data, ricopriva in parte la fila di colonne meridionali.
La villa, chiusa al pubblico dal 2012, è stata riaperta per due volte in occasione dell’anniversario della scoperta (27 maggio), durante la precedente Amministrazione Varone, grazie anche alle costruttive proposte culturali dell’Associazione turistico-culturale CamCampania. Il 26 e 27 maggio 2018 si è svolto l’evento “Primavera a Villa Cuomo” a cui ha fatti seguito la richiesta alla Soprintendenza di fondi per rendere nuovamente fruibile la villa romana.
Il 4 luglio 2023 il Comune di Sant’Antonio Abate, in sinergia con la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli (Mariano Nuzzo), il Parco archeologico di Pompei (Gabriel Zuchtriegel), e la facoltà di agraria della Federico II (Danilo Ercolini) hanno stipulato un protocollo d’intensa per riportare in luce la parte nord della villa e, grazie al contributo della facoltà di agraria, studiare con le nuove tecnologie il sistema di coltivazioni che i romani applicavano in queste ville.
articolo a cura di Palma Emanuela Abagnale e Fioravante Gargiulo