Siamo nel IX secolo, gli amalfitani solcano il Mediterraneo indisturbati già da secoli, grazie ad una dipendenza, solo formale, all’impero bizantino che gli consente di commerciare liberamente con l’Oriente, portando alla città enormi ricchezze ed è a questo punto che si sente l’esigenza di edificare una rete difensiva lungo il confine nord. Ora è doverosa una premessa sulle caratteristiche morfologiche della città d’Amalfi e del suo territorio. Il centro storico è situato in una grande conca, gli edifici rurali insieme alle cartiere e le ferriere, invece, si inerpicano lungo la fascia pedemontana e montana per sfruttare la forza motrice del fiume Canneto. Lungo tutto il lato sud è bagnata dal mar Tirreno, mentre ad est e ad ovest c’erano gli altri centri costieri, infine, lungo il lato nord, si sviluppa la catena dei Monti Lattari. Questa conformazione le permetteva, grazie ad una fitta presenza di torri e castelli, il controllo totale dei lati sud, est ed ovest, ma la rendeva vulnerabile sul lato nord dove i nemici potevano usufruire dei valichi montani per cogliere la Repubblica Amalfitana alle spalle. Ed è proprio per questa ragione che si decise di ovviare a questa problematica costruendo una rete di fortificazioni che comprendevano castelli, villaggi fortificati e torri lungo i punti strategici dei Monti Lattari, dove era possibile dominare dall’alto sia il golfo di Napoli che la valle del Sarno.
Passiamo ora ad elencare alcune di questi baluardi:
Il più iconico di questi è sicuramente il villaggio fortificato di Lettere, molto frequentato dai turisti perché affiancato da una rocca ben conservata realizzata nel XIII secolo e ben visibile dalle città a valle e dal parco archeologico di Pompei. Questo avamposto, dopo la caduta degli amalfitani, continuò la sua vita come feudo fino al XVII secolo, in seguito fu frequentato solo dai fedeli, grazie alla cattedrale collocata al suo interno, anch’essa abbandonata nel XVII secolo quando venne realizzata la nuova nel centro moderno lasciando la più antica ad un abbandono quasi totale. Oggi, grazie a ricerche, scavi e sapienti restauri avvenuti nelle prime due decadi del III millennio e in parte ancora in atto, è fruibile per visite ed eventi d’interesse culturale;
Un altro villaggio fortificato è situato a Gragnano, di questa fortificazione si conservano ancora alcune torri, la chiesa e alcune parti delle tre fasce murarie che cingevano l’insediamento, tra cui anche una grande porta ad arco. Il ricordo di questo baluardo è impresso anche nella toponomastica moderna, infatti la zona è conosciuta come “Castello”. Purtroppo o per fortuna di questo sito restano solo poche tracce perché, anche dopo gli amalfitani, ha continuato ad essere abitato e a trasformarsi in un agglomerato moderno;
Tra i villaggi l’ultimo che andiamo ad esaminare è l’avamposto di Pino nel comune di Pimonte, ma vicinissimo ad Agerola. Questo era molto importante perché situato come ultima difesa prima del valico che da Agerola porta direttamente ad Amalfi. Questo sito dopo l’abbandono amalfitano è stato frequentato soprattutto dai fedeli, infatti è ancora ben conservata la chiesa, della fortificazione, invece, si conservano alcune torri e parte della cinta muraria;
Tra i piccoli fortilizi o castelletti che esaminiamo è quello situato sul Monte Pendolo, sempre nel comune di Pimonte. La struttura conserva un’alta torre quadrata e le mura di cinta, purtroppo non si hanno certezze sul periodo amalfitana e molti fanno risalire la sua costruzione al 1200 quando oramai Amalfi era decaduta, ma la sua posizione era troppo importante per non essere stata sfruttata dagli amalfitani, infatti, oltre ad essere in una posizione dominante è anche estremamente importante come struttura di raccordo tra Pino, Gragnano e Lettere;
Un altro piccolo fortilizio è quello di Sant’Antonio Abate, situato in una zona pedemontana quindi più a valle degli altri, esso ospitava una piccola guarnigione che si connetteva al vicino villaggio di lettere. La sua vita è molto complessa, infatti subito dopo gli amalfitani divenne un convalescenziario per i monaci della certosa di San Giacomo ad Angri che usufruirono dell’area salubre della zona pedemontana per ospitare i membri più anziani della comunità. Dal XIX secolo fino al terremoto del 23 novembre 1980 fu una masseria, il terremoto sancì il suo definitivo abbandonato. Ora giace ricoperto dalla vegetazione con alcune torri parzialmente crollate in attesa del suo destino, sperando possa essere di ricostruzione e non di completo abbandono;
L’ultima struttura che andiamo ad osservare è la torre Orsini, essa è situata a guardia di un importantissimo valico (Valico di Chiunzi) che dall’agro nocerino-sarnese conduce alla costiera amalfitana. Questa torre era la testa di ponte tra il versante nord e quello sud e permetteva di comunicare, grazie ai messaggi di fuoco e di fumo, eventuali pericoli che correva la città di Amalfi, infatti oltre il valico erano situate altri importanti fortificazioni, ma queste fanno parte di un altro capitolo che toccheremo.
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