Proseguendo il nostro percorso nell’ager stabianus, dopo aver descritto come era organizzata la villa rustica romana di via Casa Salese in Sant’Antonio Abate, vogliamo ora descrivere brevemente le ville d’otium che sorgevano sul pianoro di Varano in Castellammare di Stabia, erano costruite in posizione dominante e panoramica con vista sul mare ed erano collegate alla costa per mezzo di rampe a gradini realizzate lungo la scarpata e ancora oggi se ne conservano i resti.
Queste ville furono edificate dopo la distruzione di Stabiae ad opera di Silla avvenuta nell’89 a.C., quando la città di Stabiae perse la sua autonomia e fu sottoposta alla città di Nuceria. Anch’esse, così come le ville rustiche, furono distrutte dall’eruzione vesuviana del 79 d.C. quando era imperatore Tito. In questo arco di tempo, che intercorre dalla loro costruzione, all’eruzione che le seppellì, il luogo divenne una zona residenziale dove i cittadini più ricchi potevano dedicarsi al riposo, ai piaceri e ai propri interessi culturali.
Sul pianoro di Varano e nelle sue immediate vicinanze tra il comune di Castellammare di Stabia, quello di Gragnano e di Santa Maria la Carità, erano allineate diverse ville, tra queste citiamo:
la villa in località Belvedere che, dopo essere stata scoperta e indagata nel XVIII secolo ad opera dei Borbone, fu nuovamente ricoperta;
villa Arianna che deve il suo nome a un bellissimo affresco rinvenuto ll’interno dell’atrio;
il cosiddetto Secondo Complesso, separata da villa Arianna da uno strettissimo vicolo;
villa San Marco, parzialmente che, invece, deve il suo nome ad una piccola Cappella nelle sue vicinanze;
la villa del Pastore che fu parzialmente scavata, ma in seguito interrata;
nel comune di Gragnano la villa di Anteros ed Heracli;
villa del Petraro a Santa Maria la Carità.
Tre di queste grandiosi ville, dopo la scoperta nel XVIII secolo, sono state “riscoperte” negli anni ’50 del secolo scorso dal preside Libero d’Orsi che, basandosi sulle notizie e le piante redatte dai funzionari borbonici le individuò e le portò nuovamente alla luce.
Le ville hanno restituito:
affreschi soprattutto in III e IV stile, anche se non mancano esempi degli stili precedenti;
ambienti termali provvisti di calidarium, frigidariume tepidarium;
ambienti servili (cucine, locali per la manutenzione delle terme, depositi ecc);
ambienti per la consumazione dei pasti e il riposo (triclini e cubicoli);
ambienti di rappresentanza (atri e tablini), molti con pavimenti in mosaico, suppellettili e materiali di grande valore artistico e di pregevole fattura come un cratere a calice di marmo alabastrino proveniente da villa San Marco, un labrum e la statua del Pastore rinvenuti nella cosiddetta “villa del Pastore”, anfore in vetro, oggetti in oro, argento e bronzo da villa Arianna;
infine giardini, natatio, peristili, porticati e ambulationes (percorsi per passeggiate).
Il 24 settembre del 2020 è stato anche inaugurato il museo archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” che ospita diversi reperti provenienti sia dalle ville d’otium che dalle ville rustiche dell’antico ager stabianus tra cui anche villa Cuomo.
Fonti:
G. Di Massa, Il territorio di Gragnano nell’antichità e l’Ager Stabianus, Castellammare di Stabia 2000.
G. Bonifacio – A. M. Sodo, Stabiae, guida archeologiche alle ville , Castellammare di Stabia 2001.
AA. VV., In Stabiano, Cultura e Archeologia da Stabiae: la città e il territorio tra l’età arcaica e l’età romana
(Catalogo Mostra Castellammare di Stabia, 4 novembre 2000 – 31 gennaio 2001), Castellammare di Stabia 2001.
D. Camarda – A. Ferrara, Tesori di Stabiae. Treasures from Stabiae, Castellammare di Stabia 2004.
F. Pensando – M. P. Guidobaldi, Pompei, Oplontis, Ercolano, Stabiae (“Guida archeologica Laterza”), Roma – Bari 2006.
AA. VV., Otium ludens. Stabiae, cuore dell’impero romano , Castellammare di Stabia 2009.