Il Monte Faito fa parte dei Monti Lattari ed è alto 1.131 metri. Vi si giunge sia da Castellammare di Stabia (qui si può usufruire della funivia) che da Vico Equense.
Una volta in cima, nei punti più panoramici, è possibile abbracciare con lo sguardo tutta la penisola Sorrentina, Capri, Ischia, Castellammare di Stabia, Napoli ed il Vesuvio.
Formato prevalentemente da rocce calcaree, il Monte Faito deve il suo nome alle faggete che crescono rigogliose sulle sue pendici: addirittura ci sono faggi che hanno oltre quattrocento anni di vita e raggiungono una circonferenza di oltre sei metri. Sono inoltre presenti altri tipi di alberi come lecci e castagni e piante appartenenti a specie non molto frequenti in Italia. Diverse sono anche le sorgenti, tra cui quella della Lontra.
Passeggiando tra i faggi secolari che donano al luogo un’atmosfera fiabesca, si può giungere, seguendo la segnaletica stradale, presso il Santuario di San Michele, la cui storia è legata alle figure di San Catello e Sant’Antonino.
Una notte, San Michele arcangelo apparve in sogno ai due santi, ordinando loro la costruzione di una cappella in suo onore: in poco tempo, sulla cima più alta dei monti Lattari, ossia Monte Sant’Angelo, conosciuto anche con il nome di Molare, fu costruito un primo tempio in legno ed in seguito rifinito con un tetto in piombo, grazie ad una donazione della Santa Sede. Dopo essere stato imprigionato a Roma, in quanto accusato di stregoneria, Catello ritornò nuovamente sul monte per dedicarsi all’ampliamento della chiesa, mentre Antonino divenne abate del monastero benedettino di Sorrento; con il passare degli anni il tempio divenne uno dei più importanti d’Europa, meta di numerosi pellegrini, tant’è che si celebrava la messa ogni giorno e nel 1392 era già stato riconosciuto con il titolo di abazia.
Nel 1558 venne descritto per la prima volta il miracolo della sudorazione di manna dalla statua di San Michele: si narra che durante l’invasione dei turchi a Sorrento, nel 1558, un gruppo di fuggitivi, scampati al saccheggio e alla prigionia, si rifugiarono sul Faito per chiedere l’aiuto del santo, il quale fece sgorgare dalla statua gocce di sudore; il giorno dopo la città fu liberata dagli invasori. Negli anni successivi, soprattutto nel periodo compreso tra il XVII e XVIII secolo, il miracolo fu molto frequente.
Nel 1689 la chiesa fu colpita da un fulmine che ne provocò il crollo del tetto, seguirono quindi importanti lavori di ristrutturazione.
Nel 1703 San Michele fu proclamato compatrono di Castellammare di Stabia.
Nel 1818 il santuario fu distrutto da un incendio: ricostruito, consacrato il 29 luglio 1843 da monsignore Angelo Scanzano ed il santo in segno di gratitudine, due giorni dopo, rinnovò il miracolo della sudorazione, che venne mostrata al re Ferdinando II, in vacanza nel palazzo reale di Quisisana.
Nel 1862, a causa delle scorrerie dei briganti, cessò ogni forma di pellegrinaggio ed il tempio cadde in rovina: il 20 dicembre la statua, pesantemente vandalizzata e colpita da un fulmine, fu recuperata e portata nella cattedrale stabiese, dov’è custodita.
I lavori di costruzione del nuovo santuario, per opera del commendatore Amilcare Sciaretta iniziarono il 24 ottobre 1937 a seguito della benedizione della prima pietra da parte del vescovo Federico Emanuele, anche se in un luogo diverso da quello dov’era ubicata la vecchia abazia: il nuovo tempio sorgeva in una zona chiamata Cercasole a circa 1.200 metri di altezza. La nuova chiesa fu consacrata il 24 settembre 1950, dopo una lunga interruzione dovuta allo scoppio della seconda guerra mondiale: tutti i mattoni che servirono per la costruzione furono portati dai devoti a piedi come dono a San Michele; nel corso degli anni il culto per San Michele aumentò notevolmente.
Struttura
La facciata della Chiesa è ricoperta di pietra grigia, a lato è possibile ammirare delle sculture bronzee raffiguranti San Catello, Sant’Antonino e San Michele Arcangelo. Una volta entrati si nota ad un primo sguardo che l’edificio è a navata unica, in fondo è presente un altare ligneo in pregiato rovere di Slovenia, esso ospitava la Statua di San Michele, realizzata dallo scultore e disegnatore torinese Edoardo Rubino, donata nientedimeno che dalla Banca d’Italia. La statua fu benedetta da Papa Pio XII (noto anche come Papa Pacelli), nel 1992 la medesima venne arricchita con spada, diadema e scudo realizzati in argento.
Le due Cappelle a lato sono dedicate a San Catello e a Sant’Antonino, adornate dalle opere di Francesco Jerace, pittore novecentesco di scuola napoletana. Le campane furono create dalla Fonderia Capezzuto e donate dalle città di Castellammare di Stabia, Pompei, Pimonte e Sorrento.
L’apparizione di San Michele Arcangelo L’antica chiesa come si presentava nel 1845 Ingresso del Santuario